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Scuole per la formazione edile
Paluzza
Ampezzo
Tolmezzo
Gemona
Cividale
Udine
Pordenone
 
  In passato, la formazione in edilizia era affidata a corsi serali o domenicali, organizzati dalle Società operaie, dalla Chiesa, da Enti pubblici, con finanziamenti del Governo, della Camera di commercio, della Provincia, e in parte anche dai Comuni. Molte di queste scuole, dette “per artieri”, vennero create nella seconda metà dell’Ottocento allo scopo di formare gli operai alle professioni edili (e non solo). Se, da un lato, fu nello spirito delle prime scuole per artieri formare maestranze, destinate ad alimentare le catene migratorie, capaci di onorare il nome dell’Italia all’estero, è anche vero che molta parte della formazione sia di lavoratori migranti non specializzati che della “prima generazione” di imprenditori edili si formò sul campo all’estero. Durante l’Ottocento, infatti, gli imprenditori, inizialmente assunti come garzoni presso cantieri esteri, appresero la lingua straniera e quindi il disegno nelle scuole professionali tedesche. Matteo Ermacora segnala come Salisburgo, Graz e Klagenfurt costituissero i tre grandi poli di formazione professionale delle future maestranze e dei futuri costruttori friulani (Ermacora 2005). Ma anche scuole svizzere e francesi di disegno videro fra gli allievi migranti friulani. Nella mappa soprastante sono presenti dei marcatori per una serie di Scuole attivate a partire dall’Ottocento. Si tenga presente, però, che ogni paese di media grandezza tendeva a dotarsi di simili istituzioni.

“Rubare” il mestiere
È, questa, una delle espressioni che più frequentemente capita di ascoltare nelle interviste alle maestranze: la formazione professionale di natura scolastica va necessariamente seguita dall’esperienza in cantiere, dove l’apprendista ha la possibilità di osservare e carpire da lavoratori esperti le tecniche del mestiere. Il termine “rubare” segnala, in questa attività di osservazione e imitazione, una certa resistenza, da parte di chi detiene il sapere di mestiere, a disseminare le conoscenze, frutto di una vita di esperienze sul campo, prove, successi ed errori, affinamento di tecniche, e, più in generale, interiorizzazione delle stesse. Ma accade anche che in cantiere si manifesti la tendenza opposta, cioè prodigarsi affinchè i più giovani riescano ad apprendere correttamente e velocemente tecniche e modalità di esecuzione, anche superando la barriera della lingua.




La Cassa Edile ha prodotto per il Museo un Documentario sull’edilizia friulana dal titolo:

A portata di mano.
Volti, luoghi, storie del mestiere.

Realizzato da Nikam Immagine Video, Udine (2014), a cura di Paolo Comuzzi, Andrea Trangoni, Sabrina Tonutti. Il documentario si articola in una serie di video-interviste a lavoratori, imprenditori edili, insegnanti e Direttori di istituti aventi a che fare con l’edilizia friulana. Le tematiche più salienti affrontate sono: la trasmissione del sapere di mestiere ai giovani; come è cambiato il settore edile nel giro di mezzo secolo; l’emigrazione in edilizia; l’evoluzione tecnologica e normativa; storie personali di mestiere; storia delle fornaci; edilizia idraulica; la lavorazione della pietra; il mosaico; la prefabbricazione; tecniche e materiali in edilizia. Oltre alla video-interviste il documentario propone riprese video realizzate ad hoc e una ricca selezione di materiale filmico/fotografico d’archivio.


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