sei in   HOME > MATERIALI / ELEMENTI > marna e cemento Si consiglia la visualizzazione con Chrome, Firefox, Opera o IExplorer 11.
 
La marna costituisce l’elemento principale per la produzione di cemento e calce idraulica. Parallelamente, è nota la sua proprietà fertilizzante per l’agricoltura. E’ a tale utilizzo della marna che si riferisce Antonio Zanon, in un suo testo del 1768, in cui accenna alla scoperta della presenza di questo tipo di roccia, ricca di sedimenti, nelle terre del conte Asquini, imprenditore della fornace Nuova Olanda: “[...] il Sig. Conte Asquino, scrivendomi in data de’7. Novembre di quest’anno 1768., [...] nel far eseguire certi lavori in un suo colle di Fagagna, ritrovò a due passi di profondità per la prima volta in quelle colline alcune spoglie di mare. In una terra dura, pesante, marnosa cenerognola, ma piena di scintille metalliche, le quali probabilmente crede che sieno pirite, o ferro, egli ritrovò una bellissima conchiglia bivalva, ed altra più picciola che ha la figura di que’ crostacei che noi volgarmente diciam caparozzoli”
(Zanon 1768: 145).
 
“Nel Friuli, paese lieto di belle montagne ridondanti di sovrastissime masse minerali, non potevano mancare rocce atte a dare ottimi cementi naturali. Bastava chi con sollecita cura assistito da esperto litologo ne esplorasse le dirupate pendici per rinvenirle” (da La Patria del Friuli, n. 199 – 21 agosto 1878, cit in. Cementi idraulici e gesso della fabbrica di Barnaba Perissutti in Resiutta (nel Friuli), Udine, Doretti, 1889: pp. 13-14).
 
Marna e Cemento
Terra, Roccia, Ghiaie e Sabbie, Argille e Calcari.
Un “ponte” fra terra e roccia: la Marna
Com’è naturale attendersi, le secrezioni minerali della terra si manifestano in una serie di gradienti, più che in “risorse-prodotti” dai confini ben delimitati. E’ questo il caso della marna, un anello di collegamento fra l’argilla e il calcare. Essa è, tecnicamente, una roccia sedimentaria, appartenente, assieme a detriti, ghiaia, sabbia e argilla, al gruppo delle rocce - composte – clastiche - esogeni (formate in generale per l’azione dell’atmosfera, delle acque correnti, del mare, ecc.) - incoerenti (per la struttura di aggregazione) (Salmojraghi 1892: 73). La marna è infatti una argilla calcarea che costituisce una via di mezzo fra il calcare e l’argilla, con una serie di passaggi graduati: calcare, calcare marnoso, calcare argilloso, marna calcarea, marna, marna argillosa, argilla calcarea, argilla marnosa, argilla
(Salmojraghi 1892: 79).
Il Cemento Portland
Il cemento “Portland” deve il suo nome dal colore che la malta assume, una volta cotta e indurita, colore che ricorda le rocce dell’Isola di Portland, in Inghilterra. Ed è l’Inghilterra, appunto, la madrepatria del cemento: fu qui che ebbero inizio gli esperimenti di lavorazione e cottura ad alte temperature di calcare e argilla. Da ricordare l’attività pionieristica di John Smeaton con la malta idraulica, che spianò la strada allo sviluppo del moderno cemento di Portland, brevettato sempre in Inghilterra nel 1824 Joseph Aspdin. Quanto al Friuli, anche qui, come altrove, l’introduzione del cemento armato nelle costruzioni determinò in modo decisivo la rottura del tradizionale rapporto fra ambiente naturale (con le sue risorse disponibili per la produzione di materiali per l’edilizia – come il legno in montagna, la pietra e i laterizi in pianura) e ambiente edificato (cfr. Piccinno 2001: 20).
La Marna e il Cividalese
La ricchezza di giacimenti di marna nel Cividalese stimolò all’inizio del ’900 la ricerca del materiale in loco e lo sviluppo di attività produttive del cemento. Le due principali industrie cementiere del ’900 nel Cividalese furono:
  • la Cementi del Friuli, di Arturo Malignani. All’inizio del ’900 Arturo Malignani, convinto delle buone prospettive del cemento, promosse e partecipò alle ricerche delle marne nella provincia di Udine fino a quando, nel 1906, queste furono localizzate nella zona collinare compresa fra l’alto corso del Torre e il medio corso dell’Isonzo (cfr. P. Caracci, “Il Foràn di Landri”, in Civiltà Friulana di ieri e di oggi, 1980, 97-98). L’anno successivo fondò la Società Cementi del Friuli, avviando un’importante attività industriale, parallela a quella delle Fabbriche Riunite di Bergamo (la futura Italcementi), per lo sfruttamento delle marne del Cividalese (Frangipane 2006), in particolare in località Gnivizza (nei pressi di Torreano), da cui scendeva una teleferica fino a Cividale. Malignani costruì gli stabilimenti di Udine e San Leonardo. A partire dal 1935, il cementificio si avarrà di un forno rotativo “Lepol” per la produzione dei cementi artificiali ad alta resistenza.
  • la Fabbrica delle Società Riunite (la futura Italcementi). Presso la stazione ferroviaria di Cividale nel 1910 la Società Italiana Cementi (già Società Bergamasca per la fabbricazione del cemento e della calce idraulica, fondata a Bergamo il 5 dicembre 1864 - poi Società italiana e nel 1917 Società anonima fabbriche riunite di cemento e di calce, con sede a Bergamo) costruì uno stabilimento per la fabbricazione del cemento Portland, grazie alla presenza di marna nelle Valli del Natisone, utile allora per rispondere alla richiesta di cemento per la costruzione della strada Pontebbana (Chiara De Santi 2008: 90). Semidistrutta dopo la ritirata di Caporetto, venne velocemente ricostruita con criteri moderni. Durante gli anni ’20-’21 venne costruita una ferrovia a scartamento ridotto lunga 10 km che allacciasse le cave di marna esistenti nel comune di Tarcetta, nelle Valli del Natisone, e il cementificio. Occupava in quegli anni circa 250 operai.
La I guerra mondiale danneggiò gli impianti di entrambe le aziende, ma lo stabilimento delle Fabbriche Riunite a Cividale fu letteralmente distrutto. A guerra finita entrambe ripresero la produzione. Già dall’inizio degli anni Quaranta l’Italcementi adoperava forni a tiraggio forzato e scarico automatico per produrre cemento “Portland naturale ad alta resistenza”, oltre a una serie di forni “a tino” (ideati dal titolare Pesenti) a carico diretto, per la produzione del cemento “Portland natuale di tipo normale”. All’inizio degli anni Cinquanta la Cementi del Friuli fu assorbita dall’Italcementi (cfr. anche Gianfranco Ellero 1986), la quale ebbe ad ampliare la propria produzione con quella del cemento artificiale. Con la fine della seconda guerra mondiale presso l’Italcementi entra in funzione il forno rotante Polysius, una tecnologia in realtà già impiegata dal Malignani dieci anni prima. L’attività della fabbrica ex Cementi del Friuli cesserà nel 1965, mentre il forno dello stabilimento dei Pesenti chiuderà nel 1987. Il ciclo della macinazione verrà chiuso nel 2002 (fonte: Pellegrino Scafati 2002 e Chiara De Santi 2008).
Per ulteriori informazioni ctr:
www.italcementi.it
www.torreano.net ...
Cemento e Prefabbricazione
Silvino Ursella della ditta di prefabbricazione EME Ursella di Buja, così scrive a proposito dell’architetto Marcello D’Olivo, in relazione al rapporto fra idea progettuale, materiali e tecniche di realizzazione dei volumi: “La sua modesta libreria comprendeva trattati sull’architettura di Wright e Le Corbusier che rappresentavano la nuova scuola ed ai quali si ispirava cercando di superare il razionalismo. Senza volermi ergere a critico di questi Sommi, ma da quanto realizzato successivamente da Marcello D’Olivo, mi sembrava di poter dire che la sua arte progettuale avesse attinto da entrambi. L’armonia architettonica dell’Arch. Wright si univa alla contemporanea geometria di Le Corbusier che, forse, maggiormente indirizzava lo stile delle costruzioni verso la prefabbricazione, perchè questo è lo stile che D’Olivo avrebbe portato avanti: una prefabbricazione armoniosa e plastica. L’Arch. D’Olivo, vedendo quel poco che era stato fatto nel laboratorio artigianale di Ursella Ermenegildo, comprese che in quel posto, con quella gente, avrebbe potuto realizzare praticamente tutto quello che fino a quel momento si limitava a creare sulla carta. Si trattava di valorizzare e rispettare le possibilità nel’utilizzo del cemento più di quanto fosse stato fatto fino a quel momento. Si doveva poter plasmare l’impasto di calcestruzzo per ottenere degli elementi architettonici in virtù della predisposizione di calchi per il gesso. Ma per realizzarli in modo economico, era necessario che gli elementi stessi si potessero costruire in forma ripetitiva, per suddividere il costo della forma a più pezzi. Questo è “il credo” per lo sviluppo della prefabbricazione” (Silvino Ursella, 1950-2010. Sessant’anni di prefabbricazione).
Manufatti in cemento



La Cassa Edile ha prodotto per il Museo un Documentario sull’edilizia friulana dal titolo:

A portata di mano.
Volti, luoghi, storie del mestiere.

Realizzato da Nikam Immagine Video, Udine (2014), a cura di Paolo Comuzzi, Andrea Trangoni, Sabrina Tonutti. Il documentario si articola in una serie di video-interviste a lavoratori, imprenditori edili, insegnanti e Direttori di istituti aventi a che fare con l’edilizia friulana. Le tematiche più salienti affrontate sono: la trasmissione del sapere di mestiere ai giovani; come è cambiato il settore edile nel giro di mezzo secolo; l’emigrazione in edilizia; l’evoluzione tecnologica e normativa; storie personali di mestiere; storia delle fornaci; edilizia idraulica; la lavorazione della pietra; il mosaico; la prefabbricazione; tecniche e materiali in edilizia. Oltre alla video-interviste il documentario propone riprese video realizzate ad hoc e una ricca selezione di materiale filmico/fotografico d’archivio.


SPEDISCI
LE TUE FOTO
entra in questa sezione
per spedirci del materiale
fotografico