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Terremoto
Tre sono state le grandi fasi di costruzione-ricostruzione del Friuli: quelle successive al primo e al secondo conflitto mondiale, e quella che è seguita al terremoto del 1976. Tutti e tre questi eventi hanno esercitato un’enorme influenza sugli sviluppi del territorio friulano. Soprattutto a seguito della II guerra mondiale (e successivamente anche del terremoto), ciò che è stato considerato prioritario dal governo centrale è stata la ricostruzione delle strutture industriali per ridare slancio all’apparato produttivo. Ciò comportò, alla fine degli anni Cinquanta, un considerevole incremento di attività per il settore edile grazie alla domanda interna, sviluppo che si manifestò sottoforma di crescita del numero di imprese edili, ma con dimensioni ridotte quanto a numero di addetti per ditta. Successivamente, negli anni ’70 aumenta ulteriormente il tasso di crescita industriale locale. Nel 1976 l’evento drammatico del terremoto. “Il 60% della superficie del Friuli, (pari a circa 4.800Kmq), è sottoposto a scosse di magnitudo compresa tra il 6,4 e il 6,1 della scala Richter. Più di mille morti, duemilacinquecento feriti, centomila senzatetto effettivi, quarantacinque milioni di metri cubi distrutti o lesionati, danni stimati (valore del ’76) in oltre 4.000 miliardi. I sistemi insediativi, le funzioni urbane e produttive risultano distrutte o collassate nell’area del ’cratere’ epicentrale e seriamente danneggiate nella corona esterna: si tratta del cuore di uno dei sistemi di industrializzazione più dinamici dell’intera regione” (da “Cassa Edile di Udine, quarant’anni di attività”, in Quarant’anni di attività edilizia in Friuli, 1989, p. 6). La ricostruzione, già in avvio, nella sua espressione iniziale, dopo la prima scossa, quella del 6 maggio, subisce un duro colpo con la scossa di settembre. Nonostante ciò, via via il Friuli si trasforma in un cantiere aperto. L’attività edile subisce di conseguenza un notevole incremento, con un picco alla fine degli anni ’70: protagonisti di tale fervente attività, piccole e grandi realtà produttive, dalle società nazionali alle ditte artigiane locali.
Per la documentazione del terremoto del Friuli e della ricostruzione, si veda il sito del Museo di Venzone Tiere Motus. Storia di un terremoto e della sua gente (www.tieremotus.it).



La Cassa Edile ha prodotto per il Museo un Documentario sull’edilizia friulana dal titolo:

A portata di mano.
Volti, luoghi, storie del mestiere.

Realizzato da Nikam Immagine Video, Udine (2014), a cura di Paolo Comuzzi, Andrea Trangoni, Sabrina Tonutti. Il documentario si articola in una serie di video-interviste a lavoratori, imprenditori edili, insegnanti e Direttori di istituti aventi a che fare con l’edilizia friulana. Le tematiche più salienti affrontate sono: la trasmissione del sapere di mestiere ai giovani; come è cambiato il settore edile nel giro di mezzo secolo; l’emigrazione in edilizia; l’evoluzione tecnologica e normativa; storie personali di mestiere; storia delle fornaci; edilizia idraulica; la lavorazione della pietra; il mosaico; la prefabbricazione; tecniche e materiali in edilizia. Oltre alla video-interviste il documentario propone riprese video realizzate ad hoc e una ricca selezione di materiale filmico/fotografico d’archivio.


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