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Aria
Strutture che si articolano verso l’alto: ponteggi come scheletri in legno (ieri) e in metallo (oggi), a sostenere chi costruisce in altezza. E, dentro, una costruzione che nasce, piano dopo piano. Carpentieri in legno e in ferro, ma anche macchine che gestiscono il sollevamento, aerei spostamenti di moduli prefabbricati, di attrezzi e macchinari, di materiali. Ponteggi, gru, centine e ponti, grattacieli, cavalcavia...
Sollevamento pesi
Numerosi lavori di costruzione sono e sono stati fortemente condizionati dalle capacità dei mezzi di sollevamento, e quindi direttamente collegati alle innovazioni tecnologiche del settore delle gru. Ne è un esempio la prefabbricazione di edifici, come ci racconta il titolare della ditta EME Ursella di Buja, Silvino Ursella, che ricorda come tante soluzioni di prefabbricazione sono state rimandate nel tempo a causa dell’assenza di relative misure di trasporto e sollevamento per la collocazione in situ delle case prefabbricate (Silvino Ursella s.d., 1950-2010. Sessant’anni di prefabbricazione, Buja, EME Ursella).
In questa prospettiva, camion e tir, gru ed elicotteri, e persino dirigibili si rivelano strumenti fondamentali, strettamente necessari allo svolgimento del processo costruttivo.
Le centine
La centina è una formula antichissima che consiste nella realizzazione di una struttura temporanea che permette la costruzione di un arco, un ponte, una volta. Originariamente in legno, essa può anche essere realizzata in metallo, o in cemento armato, a seconda delle esigenze strutturali dell’opera da realizzare. È un arco che sostiene un arco, un ponte prima del ponte, con raggi temporanei che lasceranno spazio al vuoto. Già nei disegni che ne prefigurano la struttura si esprime il fascino di questa opera intermedia.
Dalla centina al ponte
Dal vuoto alla centina al ponte sull’abisso: il ponte sul Lumiei
Grattacieli
La Torre Zanier di Lignano Sabbiadoro: una svolta nella prefabbricazione

Dove: Lungomare Trieste, Lignano Sabbiadoro.
Commissionata da: Danilo Zanier di Campoformido
Progettata da: architetto Aldo Bernardis di Udine
Realizzata da: ditta Ursella di Buja
Anno: 1958

“può dar da pensare che il Signor Zanier fosse incosciente nell’investire una grossa somma in un tipo di edilizia ancora mai realizzata. Si poteva pensare che incosciente fosse pure l’Arch. Bernardis nell’impostare un progetto a forma stellare, forse elaborando strutture similari attinte in qualche rivista di architettura. MA soprattutto incoscienti sono stati gli Ursella ad accettare la costruzione di un tale fabbricato da fare in sette mesi senza sapere ancora come realizzarlo. Mio fratello Gino ed io, alla vigilia di Ognissanti dell’anno 1958, la sera all’imbrunire, camminavamo avanti e indietro sul marciapiede di via Girardini a Udine, fuori dallo studio dell’Arch. Bernardis che ci stava attendendo all’interno. Dovevamo riferire all’architetto se ci sentivamo disposti ad assumere l’impegno di costruire quel fabbricato di 13 piani fuori terra e consegnarlo finito per il 30 giugno dell’anno successivo. [...] Fin dall’indomani fu un susseguirsi di incontri febbrili con l’architetto per decidere assieme la planimetria del progetto, con misure determinate al millimetro, per far collimare tra loro gli elementi prefabbricati con i quali si sarebbe provveduto a realizzare gran parte della costruzione. Dopo la firma del contratto tali incontri sarebbero poi proseguiti con i tecnici dell’azienda per impostare, con l’ausilio di grafici, i tempi di lavorazione dei prefabbricati in stabilimento e quelli di costruzione strutturale e montaggio degli stessi sul cantiere di impiego. [...] Quello che costituiva l’enigma della pannellatura perimetrale e che, nella vigilia di Ognissanti sul marciapiede di Via Girardini era stato focalizzato, era rappresentato dal come applicare la pannellatura esterna perchè, per quanto ne sapevamo, nessuno aveva ancora sperimentato. Si era detto che il pannello doveva avere l’altezza dell’intero piano e che avrebbe dovuto essere incastrato sia nel solaio inferiore, sia in quello superiore. Allora si pensò al funzionamento del copri cassonetto degli avvolgibili dei serramenti esterni dove il pannello andava ad incastrarsi in una scanalatura profonda superiore, per poi calare andando ad inserirsi in una scanalatura inferiore meno profonda, in modo da rimanere incastrato e trattenuto sia sopra che sotto. [...]. La posa in opera del pannello avveniva mediante sollevamento con gru del pezzo leggermente inclinato con la parte superiore a rientrare. Veniva quindi avvicinato alla struttura infilando la sporgenza predisposta superiormente nella scanalatura di cm. 5 del solaio superiore, indi veniva tirato dall’operatore a ridosso della struttura e calato in modo che la sporgenza inferiore andasse ad infilarsi nella scanalatura del solaio inferiore. Quei due centimetri di differenza tra sopra e sotto permettevano di imprigionare il pannello che poi sarebbe stato bloccato con impasto di malta di cemento”
(Silvino Ursella, s.d., 1950-2010. Sessant’anni di prefabbricazione, Buja, EME Ursella, pp. 56-59).



La Cassa Edile ha prodotto per il Museo un Documentario sull’edilizia friulana dal titolo:

A portata di mano.
Volti, luoghi, storie del mestiere.

Realizzato da Nikam Immagine Video, Udine (2014), a cura di Paolo Comuzzi, Andrea Trangoni, Sabrina Tonutti. Il documentario si articola in una serie di video-interviste a lavoratori, imprenditori edili, insegnanti e Direttori di istituti aventi a che fare con l’edilizia friulana. Le tematiche più salienti affrontate sono: la trasmissione del sapere di mestiere ai giovani; come è cambiato il settore edile nel giro di mezzo secolo; l’emigrazione in edilizia; l’evoluzione tecnologica e normativa; storie personali di mestiere; storia delle fornaci; edilizia idraulica; la lavorazione della pietra; il mosaico; la prefabbricazione; tecniche e materiali in edilizia. Oltre alla video-interviste il documentario propone riprese video realizzate ad hoc e una ricca selezione di materiale filmico/fotografico d’archivio.


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