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Fontana di aga dal me paìs. A no è aga pì fres-cia che tal me paìs. Fontana di rustic amòur
(Pier Paolo Pasolini, Poesie a Casarsa)

L'aghe ruvine i puinz e il vin il cjaf (L’acqua rovina i ponti, il vino la testa)
Proverbio

Acqua
Variegate sono le attività connesse all’edilizia che hanno a che fare con l’acqua. Si pensi alla gestione dell’acqua potabile, dal suo prelievo, all’erogazione tramite la rete idrica, fino al suo smaltimento dopo l’utilizzo da parte degli utenti. Ma si pensi anche a fiumi e torrenti, alla rete di rogge e ai laghi, di cui vengono sfruttati il potenziale energetico (con le centrali idroelettriche) e irreggimentati i corsi (con argini) per prevenire allagamenti e alluvioni. Si pensi inoltre ai ponti, che uniscono sponde, spesso affondando le fondamenta nell’acqua. Infine, al termine del tragitto dei fiumi, pianure che si uniscono al mare, e la laguna. Anche qui opere edili sono state e sono necessarie: consolidamento di banchine, costruzione di moli, pontili e porti, dragaggi, bonifiche. Tutti interventi peculiari che richiedono specializzazione di tecniche, saperi e macchinari.

CAFC

Il Consorzio per l’acquedotto del Friuli Centrale fu istituito nel 1931, con la partecipazione di 14 comuni. Oggi l’ente gestisce gli acquedotti, le reti fognarie e gli impianti di depurazione di 83 comuni della provincia di Udine.
(fonte: www.cafcspa.com e Pecile, Aldo 1994, Memorie storiche del Consorzio per l’acquedotto del Friuli Centrale, Udine, CRUP).
Ponti nell’acqua
Qui di seguito una serie di immagini della ditta Rizzani, impegnata nei lavori di costruzione di un ponte. Probabilmente tutte le foto si riferiscono al ponte di Straccis, Camino al Tagliamento (giugno 1972) (archivio CEMA).
Le Bonifiche
Le bonifiche in Friuli iniziarono nel ’600, ma già qualche misura era stata adottata dai coloni romani per risanare l’agro aquileiese. Qui una significativa opera di bonifica fu avviata dall’imperatrice Maria Teresa (con editto del 7 maggio 1766, cfr. Bergamini 1990: 24).
Il Consorzio di bonifica Ledra Tagliamento
Dopo lunga attesa da parte degli agricoltori della Media e Alta pianura friulana per la mancanza di acqua per le irrigazioni, fra il 1881 e il 1886 venne realizzato il Canale Ledra Tagliamento, allo scopo di fornire acqua per le abitazioni, per le campagne e per gli opifici.

Fu nel 1876 che venne costituito il Consorzio per la costruzione e l’esercizio del Canale Ledra Tagliamento da parte della Provincia di Udine e 24 Comuni.

Gravi furono i danni riportati dai canali durante la I guerra mondiale, e il Consorzio si occupò della loro ricostruzione e del loro ampliamento. Successivamente si costituirono altri Consorzi irrigui tra proprietari privati.

Nel 1969 nel Consorzio Ledra Tagliamento confluirono il Consorzio Rojale di Udine, il Consorzio Roggia Cividina e il Rojale di Codroipo e, nel 1995, avvenne la fusione con i Consorzi di Bonifica Alto e Medio Friuli, dando vita al Consorzio di Bonifica Ledra Tagliamento (,Dal 1876 il Buon Governo delle Acque, Udine, Consorzio di Bonifica Ledra Tagliamento, s.d.).

I canali, le prese, le idrovore che oggi osserviamo sul territorio costituiscono altrettanti segni di attività realizzate nel passato, con forze e mezzi che risultano difficili da immaginare oggi, grazie al supporto di una tecnologia che ha spostato fortemente l’onere del lavoro sulle innovazioni ingegneristiche. Ma quegli stessi canali furono un tempo tracciati, scavati, definiti dal lavoro di migliaia di lavoratori, anche molto giovani, che li realizzarono a mano, con semplici mezzi, quali pale e picconi.

www.consorzioledra.it

“Ben prima che di fronte a Braulins si facesse la derivazione del Tagliamento per il canale del Ledra, cioè già nel Medio]Evo (XII o XIII sec.), una minore ne era stata fatta più a monte, quella cioè della roggia di Gemona (detta anche Piovega), la quale, raccolte le poche acque che provengono per vie sotterranee dal laghetto di Ospedaletto e quelle di alcune sorgenti che escono all’unghia del conoide del Rio Vegliato, va poi ad ingrossare il Ledra. Altra derivazione del Tagliamento è la roggia della fabbrica Stroili, che, appena passata la Fabbrica, si divide in tre rami, di cui un primo si dirige verso Gemona, un secondo passa per l’abitato di Osoppo ed un terzo si scarica nel Tagliamento. [...] diversione notevole ed antichissima di corsi d’acqua è quella del Torre presso Zompitta, dove hanno principio le rogge di Udine e quella di Povoletto detta prima di Sciacco, poi Cividina. Le rogge di Udine sono di data assai remota poichè, se non si conosce precisamente in qual modo, quando e da chi siano state per la prima volta costruite, certo si è che esistevano già nel 1171” (Olinto Marinelli 1912, Guida delle Prealpi Giulie, Udine, Società Alpina Friulana, p. 66).
Consorzio di Bonifica Bassa Friulana
L’Impresa Taverna è la più antica azienda edile ancora attiva della Provincia di Udine. Fondata nel 1890 da Domenico Taverna, si specializzò in lavori marittimi e di bonifica (molti condotti nella Bassa Friulana). Fu quindi guidata dal figlio di Domenico, Archimede Taverna, che fece dell’Impresa una grande realtà industriale, e dal figlio di questi, l’ingegner Domenico Taverna. L’impresa è ancora attiva oggi, all’interno del gruppo ICOP (dal 2006) (cfr. www.icop.it).
Già da due secoli interventi di bonifica, ancorchè parziali, erano stati attuati nella Bassa, quando, nell’Ottocento, si estese l’opera di sensibilizzazione del territorio anche attraverso la stampa sulla necessità di opere di bonifica, con creazione di canali per l’irrigazione dei campi e la realizzazione di vie di comunicazione (Bergamini 1990: 25). Il 26 giugno 1927 ebbe luogo l’assemblea costitutiva del Consorzio di bonifica. Nel 1929 (il 21 novembre) venne costituito il “Consorzio di 2° grado per la trasformazione fondiaria della Bassa Friulana”, di cui fu nominato Presidente il senatore del Regno Primo Cesare Mori. Il Consorzio di 1° grado venne quindi sciolto nel 1932, per cessazione dei suoi fini essenziali (Michelutti 1990: 193-203). Successivamente i Consorzi esistenti nella Bassa vennero riorganizzati in forma accorpata. Nel 1966 la Regione determinò la formazione di un Consorzio (“Consorzio per la Bonifica e lo Sviluppo Agricolo della Bassa Friulana”). Nel 1989, con ulteriori accorpamenti, ebbe vita il Consorzio di Bonifica Bassa Friulana, operante su un territorio di 35 comuni
(http://www.cbbf.it/)
I Macchinari
Le Vie dell’Acqua

Il progetto “Le vie dell’acqua” è stato promosso dalla Cassa Edile di Mutualità e Assistenza di Udine, dalla Consulta d’Ambito per il Servizio Idrico Integrato Centrale Friuli e dall’Università degli studi di Udine, all’interno del più vasto progetto del Museo del Patrimonio Edile Cantîrs.

“Le vie dell’acqua” è finalizzato alla promozione di una “cultura dell’acqua”, intesa come iniziativa di valorizzazione del sistema di opere idrauliche che ha forgiato il territorio, offrendo un servizio indispensabile, ancorchè quasi “invisibile”. Lo scopo è valorizzare e far conoscere le attività, le opere, la storia e la funzione del sistema di gestione delle acque nella Bassa Friulana.

La Mostra omonima costituisce la declinazione divulgativa della ricerca svolta dall’Università degli studi di Udine - Dipartimento di Lingue e Letterature, Comunicazione, Formazione e Società - sugli aspetti storici e sociali, nonchè architettonici della gestione delle acque in particolare nella zona di Lignano Sabbiadoro e del suo entroterra.

Acque e Terre nella Bassa Friulana

“Nella Bassa ci sono più cieli e pianure che persone, i giorni trascorrono poveri di imprevisti, il silenzio del Nord-Est è un silenzio speciale, senza i piccoli crepitii e interruzioni degli altri silenzi europei. La nostra pace non ammette deroghe. Siamo tagliati fuori dal mondo, viviamo fra il sonno e una misteriosa felicità”.
Sergio Maldini, La stazione di Varmo
La Bassa Friulana è detta così perchè molta parte delle sue terre si trova sotto il livello del mare. Ciò comporta il costante impegno e l’impiego di mezzi per mantenere le terre all’asciutto, difendendo gli abitati da allagamenti e alluvioni e rendendo possibile la coltivazione dei campi. Storicamente, la Bassa Friulana è stata interessata da opere di bonifica, attivate per motivi igienico-sanitari (per debellare la malaria endemica), di sfruttamento agricolo del suolo, nonchè per consentire la realizzazione di infrastrutture.

Bonifiche

Imponente l’opera di bonifica che riguarda la Bassa Friulana, a partire dal Settecento, fino ai giorni nostri. La storia di questa impresa di trasformazione del territorio è ben esemplificata dal caso di Lignano Sabbiadoro e del suo entroterra (nei Comuni di Latisana, Palazzolo dello Stella e Precenicco, indagati dal Progetto). L’esistenza stessa della maggiore cittadina turistica della Provincia di Udine si deve alla massiccia opera di bonifica avviata negli anni Venti e Trenta del Novecento, e che ha trasformato zone paludose e malsane in terreni coltivabili e zone abitabili. Prima di allora, Lignano si limitava a essere un modesto centro balneare con pochi edifici (sulla punta orientale della penisola) e ridotte possibilità di sviluppo, vista la qualità del territorio circostante. Si ricordi che i collegamenti avvenivano infatti via laguna, mentre erano particolarmente difficili e accidentati via terra, a causa della presenza di aree paludose (infestate dalle zanzare): alcuni toponimi, come Paludo e Val Pantani, attestano significativamente la situazione in cui versavano tali zone nel passato.
Fu a seguito della bonifica di queste aree interne della penisola che si resero poi possibili il lancio turistico, con anche la costruzione della rete stradale, i ponti, e quindi le opere di urbanizzazione, rendendo così possibile il boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta e la seguente diffusione del turismo di massa.

Le architetture della bonifica

Idrovore, rete di canali e capofossi e canalette, arginature a fiume, mare e laguna, dighe a mare, chiaviche, ponti e ponticelli sono le architetture su cui si fonda l’opera di bonifica. Sono oggi elementi di notevole interesse storico-architettonico, così come il paesaggio che hanno contribuito a forgiare lo è dal punto di vista naturalistico (il paesaggio della bonifica è ora soggetto a tutela ambientale).
Fondamentale per comprendere le modalità di trasformazione del territorio è la dimensione del lavoro: fu grazie al lavoro minuto di progettisti, imprese e lavoratori del settore edile e meccanico (carriolanti, manovali, muratori, idrovoristi, carpentieri, scalpellini, elettricisti, meccanici...) che il paesaggio di bonifica prese forma

Gli impianti idrovori

La svolta nell’opera di bonifica della Bassa avvenne a partire dalle misure avviate negli anni ’20 dal Genio Civile, in collaborazione con i Consorzi di Bonifica, che prevedevano lo scolo “meccanico” dei terreni, cioè grazie a potenti idrovore.

Lame di Precenicco

Nel 1925 venne realizzata l’idrovora di Lame di Precenicco. L’edificio idrovoro fu realizzato dalla ditta Ferrobeton di Roma, il macchinario idrovoro (costituito da pompe “a chiocciola”, orizzontali) fu fornito dalla ditta Tosi di Legnano. Questo macchinario nel 1922 venne trasportato via mare da Venezia fino alla baracca di destinazione dalla ditta Mazzaroli. Pesava 1000 quintali. E’ ancora oggi operativo, con una capacità di 6500 litri al secondo. L’acqua drenata dai campi attraverso una capillare rete di canali, scoline e capofossi, viene sollevata dall’idrovora e scaricata nel canale che porta alla laguna di Marano.
Negli anni ’70 a Lame è stata costruita una seconda idrovora, Lame Nuova, dotata di una pompa sommersa in acqua, con motore all’esterno, che ha una capacità di 7500 litri al secondo.

Val Pantani

Un toponimo che parla da sè. Questi terreni paludosi, che si collocano fra Lignano, il Tagliamento e Latisana, hanno avuto storicamente il ruolo di zona paludosa, valle da pesca e quindi zona di Bonifica di 1° categoria (che richiedeva, cioè, l’intervento dello Stato). Dal punto di vista sanitario, al tempo della bonifica la zona veniva considerata il più grave e letale centro d’infezione malarica della Bassa Friulana. Nel ’27-’28 si procedette con il prosciugamento meccanico.

Bacino Fraida

Il bacino Fraida (nel Comune di Palazzolo dello Stella) fu oggetto di interventi di bonifica meccanizzata negli anni ’20. L’edificio idrovoro fu realizzato dalla Ferrobeton di Roma, i macchinari vennero forniti dalla Impresa Franco Tosi di Legnano. L’impianto idrovoro del bacino Fraida svolge la doppia funzione di eliminare l’acqua in eccesso nei terreni (che si trovano al di sotto del livello del mare) e, quando necessario, di fornire acqua per l’irrigazione dei campi.

Cammei - Personaggi storici della bonifica

Il Progetto ha riservato dei focus a importanti figure della bonifica nelle sue fasi storiche, come il siriano Antonio Cassis Faraone, sotto la cui giurisdizione nel Settecento venne bonificata la Contea di Precenicco (opere di cui ancora oggi il territorio porta i segni) e il Senatore Primo Cesare Mori (il “Prefetto di ferro”), che negli anni ’20-’30 del Novecento guidò l’opera di bonifica in queste terre.

Nel Settecento. Le bonifiche del “Turco”

I terreni della zona di Precenicco sono sempre stati caratterizzati dal disordine idrico, e dalla minaccia costante delle acque sia dei mare (dalla Laguna di Marano) che di fiume (Tagliamento e Stella). Ancora nel Settecento, gli allagamenti del Tagliamento causavano disastri immani nelle campagne, a cui poco servivano i mezzi al tempo impiegati dalle comunità locali. La bonifica integrale che negli anni ’20 interessò con successo questo comprensorio, fu preceduta nel decennio fra il 1904 e il 1915 dalle opere del Genio Civile, che costruì argini, canali interni, strade e chiaviche per lo smaltimento delle acque. Ma esiste un ulteriore antecedente: i primi lavori di bonifica avviati nella zona - argini e canalizzazioni - risalgono a fine Settecento, a opera del finanziere siriano Antonio Cassis Faraone. Antonio Cassis Faraone era un imprenditore originario della Siria (che al tempo faceva parte dell’Impero dei Turchi Ottomani), trasferitosi dall’Egitto a Trieste. Qui portò una ventata di esotismo ed eccentricità: si racconta delle sue passeggiate a Trieste per Via del Corso con la moglie Tecla, entrambi con indosso vistosissimi costumi d’epoca, lei ricoperta di vistosissimi gioielli, lui con indosso turbante e scimitarra.

Nel 1789 il Cassis acquistò il vasto possedimento di Precenicco, che allora era un’enclave austriaca in territorio veneziano. Il prosciugamento delle paludi era una condizione dell’acquisto, e un progetto era già stato predisposto dalla Direzione delle fabbriche.

Le opere

Le arginature permisero di prosciugare terreni messi a coltura e di creare una valle da pesca (Valle Cassis) che venne consolidata dai successivi proprietari, gli Hierschel (da cui, poi, il toponimo Valle Hiershel), negli anni ’30 dell’Ottocento. Fu quindi negli anni ’20 del Novecento che la società Beni Rustici e il Consorzio di Bonifica effettuarono la bonifica vera e propria, scardinando l’impostazione di Cassis Faraone.

Le bonifiche del “Prefetto di ferro”

A gestire l’irrisolta questione della bonifica della Bassa Friulana, nel 1929 viene mandato in Friuli Primo Cesare Mori (1872-1942), già conosciuto come il “Prefetto di ferro” per la sua azione contro la mafia in Sicilia, in qualità di Presidente del neo costituito Consorzio di Secondo Grado per la Trasformazione Fondiaria della Bassa Friulana. Il Consorzio aveva il compito di coordinare l’attività dei quattordici consorzi di bonifica esistenti nella zona circumlagunare e, nei fatti, di trovare una via d’uscita allo scontro di interessi esistente nel comprensorio. Sotto la presidenza Mori, durata fino al 1942, venne dato corpo alle disposizioni delle leggi sulla “bonifica integrale”: non solo lotta alla malaria, ma anche trasformazione fondiaria. La Bassa Friulana divenne al tempo un enorme cantiere di opere idrauliche e infrastrutture. A distanza di tanti decenni, gli indirizzi tecnici della bonifica allora impostati sono tuttora in vigore.
Acquedotti

L’acquedotto del Basso Friuli

La Mostra illustra lo sviluppo della rete acquedottistica nel Basso Friuli nel corso del Novecento, dal prelievo in falda tramite pozzi, alla rete di condutture fino a serbatoi e impianti di sollevamento, dall’impianto del Consorzio Acquedotto Friuli Centrale in località Biauzzo (Camino al Tagliamento) fino a Lignano Sabbiadoro.

A sud della Stradalta, l’acqua è sempre stata abbondante, ma negli anni ’50 iniziarono a esserci problemi di potabilità. L’ingegner Attilio Cudugnello del Consorzio Acquedotto Friuli Centrale (CAFC) redasse un progetto di acquedotto per il Basso Friuli (approvato nel 1958), con attingimento a Biauzzo, presso Codroipo (dove a individuare la falda fu il sacerdote rabdomante Ettore Valoppi).

BIAUZZO

Individuati i punti per le prese dalla falda, i pozzi di assaggio vennero realizzati dall’impresa Persichetti di Pordenone e la perforazione del primo e del secondo pozzo di tipo Felhmann venne eseguita dall’impresa Trisonda di Torino. I pozzi Felhmann sono pozzi a raggiera, che hanno, oltre a una canna verticale, una serie di tubi forati che si estendono a raggiera orizzontalmente nel terreno a captare l’acqua di falda. L’acqua viene sollevata dalla falda verso il serbatoio grazie alle elettropompe installate nella canna verticale del pozzo. Ciascuno di questi ha una portata di 1000 litri al secondo. Dal serbatoio pensile, quindi, l’acqua si immette nella rete di distribuzione.
A Biauzzo sorse una potente centrale di pompaggio e di sollevamento per l’equilibrio piezometrico della distribuzione dell’acqua, attraverso una rete che da qui avrebbe raggiunto Lignano Sabbiadoro. Il serbatoio di Biauzzo è dotato di due vasche pensili. Quella superiore eroga acqua a gravità alla zona di Codroipo, mentre dalla vasca inferiore, più capiente, parte l’acqua destinata a Lignano, passando attraverso le due condotte che affiancano la strada che da Latisana va a Lignano. Il dislivello che garantisce lo scorrere dell’acqua fra Biauzzo e Lignano è di circa 15 metri.

Crosere

La prima tratta della condotta da Biauzzo a Latisana fu realizzata a metà anni ’60 dalla ditta CESIA per l’Impresa Eternit - filiale di Padova. A Crosere nel 1966-67 venne realizzata una centrale, su progetto dell’ing. Lino Ardizzoni per l’impresa Primo Mazzanti di Argenta (Ferrara). Nel 1987 a Crosere venne costruita una vasca interrata.

Fu la neonata Regione Friuli Venezia Giulia (1963) a occuparsi della tratta Latisana - Lignano. La posa della condotta verso Lignano fu affidata all’impresa Italvia di Luigi Zanon, di Tricesimo (1967).

Nel 1972 vennero iniziati i lavori per la seconda condotta dell’acquedotto per Lignano, parallela alla prima, dalla parte di Precenicco, che si congiunge a quella esistente presso Pineta.

L’acquedotto a Lignano

Fino agli anni ‘60, Lignano era rifornita da 3 piccoli acquedotti, uno (di Sabbiadoro) gestito dall’Azienda autonoma di soggiorno e poi dal Comune, un altro costruito e gestito dall’Azienda di Lignano Pineta per quella zona e un terzo a Lignano Riviera. Qui di seguito, si vedano tre immagini relative al serbatoio di Via Vicenza, progettato dall’ingegner Domenico Pievatolo. Opere murarie dell’Impresa Garbarino Sciaccalunga di Bologna, pozzo artesiano della ditta Fratelli Benedetti di Palazzolo dello Stella. L’acquedotto fu portato a termine nel 1938.

Il nuovo acquedotto

Nel 1968 l’acqua del nuovo acquedotto CAFC con attingimento a Biauzzo arrivò a Lignano, dove erano stati realizzati due serbatoi, uno alla centrale di Pineta e uno a Sabbiadoro.
ALTRE ACQUE
E’ stato altresì affrontato il tema dell’irreggimentazione delle acque dei fiumi, come il Tagliamento e lo Stella, con le relative misure di controllo delle acque, arginature e collegamento del Tagliamento con la laguna di Marano attraverso la Litoranea Veneta e le Conche di Bevazzana.

Sul Tagliamento

Alla sua opera di costruzione della fascia costiera, di sostegno degli ecosistemi e delle attività umane lungo il suo corso, il Tagliamento ha da sempre associato la costante minaccia di piene e alluvioni, registrate con attenzione nelle cronache fin dal Duecento. In tempi recenti, disastrose sono state le alluvioni del 1965 e 1966, presso Latisana. A protezione dalle piene del fiume, sono state realizzate arginature su ambe le sponde da parte del Genio Civile di Udine, sotto la giurisdizione dell’antico “Magistrato alle acque”. Questo ente, istituito sotto la Repubblica Veneta, era deputato alla disciplina dei corsi d’acqua e alle acque interne come la laguna. L’arginatura del Tagliamento è stata risistemata dopo l’alluvione del 1966, e portata a un’altezza di metri 13 (cioè 3 metri sopra il livello medio del mare, stimato a 10 metri).

La Litoranea Veneta e la Conca di Bevazzana

Una via d’acqua sempre più frequentata dai turisti diportisti è la Litoranea Veneta, che collega la laguna di Venezia a quella di Marano, attraversando il Tagliamento. Inaugurata nel 1915, in realtà era già in uso ai tempi della Repubblica Veneta. Un’opera imponente fu nel 1922 la costruzione da parte del Genio Civile della Conca di Bevazzana, presso la traversata del Tagliamento. Lì due porte vinciane, prima in legno, oggi in acciaio, si aprono e chiudono, creando un dislivello d’acqua di un metro, per far passare le barche. Le paratie, una volta serrate, permettono di bloccare le acque del Tagliamento in piena, proteggendo così da allagamenti la zona fra Lignano e Aprilia Marittima.



La Cassa Edile ha prodotto per il Museo un Documentario sull’edilizia friulana dal titolo:

A portata di mano.
Volti, luoghi, storie del mestiere.

Realizzato da Nikam Immagine Video, Udine (2014), a cura di Paolo Comuzzi, Andrea Trangoni, Sabrina Tonutti. Il documentario si articola in una serie di video-interviste a lavoratori, imprenditori edili, insegnanti e Direttori di istituti aventi a che fare con l’edilizia friulana. Le tematiche più salienti affrontate sono: la trasmissione del sapere di mestiere ai giovani; come è cambiato il settore edile nel giro di mezzo secolo; l’emigrazione in edilizia; l’evoluzione tecnologica e normativa; storie personali di mestiere; storia delle fornaci; edilizia idraulica; la lavorazione della pietra; il mosaico; la prefabbricazione; tecniche e materiali in edilizia. Oltre alla video-interviste il documentario propone riprese video realizzate ad hoc e una ricca selezione di materiale filmico/fotografico d’archivio.


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