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Paglia

Tradizionalmente, i materiali per la costruzione di edifici venivano reperiti possibilmente in loco: è così che varietà di fibre vegetali e legni, oltre che terre, minerali, sassi e ciottoli, hanno costituito un abbecedario materico direttamente disponibile nell’ambiente e pronto alla sua declinazione in diversi impieghi costruttivi.

La paglia è pressochè scomparsa (in Italia) dal repertorio di materiali utilizzati a tal fine.

Le architetture friulane che ancora conservano, come rara eccezione, strutture vegetali sono i casoni lagunari.

Il casone lagunare, supporto funzionale all’attività di pesca, costituisce una sorta di ibrido fra abitazione e capanna. Esso si erge sulle barene, e tale collocazione richiede una struttura non gravata dal peso di murature: la struttura portante infatti è in pali di legno di robinia, con la copertura in pali snelli (sempre di robinia) e canna palustre.

Le cannelle di laguna (Phragmites communis) vengono raccolte preferibilmente con la luna d’agosto, quindi lasciate essiccare, legate in mazzi con bacchette di salice, con il gambo in alto e le punte verso il basso (in modo da favorire lo sgrondo dell’acqua piovana). Lo spessore del tetto può raggiungere i 30-40 cm (cfr. Bertozzi, Ghini e Guardigli 2005: 179-182).

Spostandoci dalla costa all’entroterra, un esempio virtuoso di riproposizione della paglia come materiale di copertura è quello di Cjase Cocel, dove, grazie a un’operazione sviluppatasi negli anni, è oggi possibile ammirare l’opera conclusa: la copertura in paglia di uno degli edifici del Museo. Operai specializzati da fuori Regione hanno impostato il lavoro e hanno condiviso la tecnica con operai del Comune di Fagagna. A partire dall’armatura in legno, la preparazione del tetto ha previsto la coltivazione ad hoc della segale, la sua raccolta e suddivisione in mannelli, la stratificazione di questi anno per anno a formare il tetto, concluso nel 2011.

Legno

Sassi e legno, sassi e ciottoli

Nel testo di Gian Paolo Gri “In fornace nel primo Ottocento” (in Ribezzi e Buora 1987, p. 113), è riportata una missiva di Daniele Marangoni del 27 luglio 1811 al conte Giovanni Scopoli (Direttore generale della Pubblica Istruzione) in merito allo “stato attuale delle case rustiche del Dipartimento di Passeriano”. Vi si legge che, dalla montagna al mare e per abitazioni comode e misere, i materiali da costruzione delle murature non prevedono la presenza di laterizi. Troviamo ciottoli di fiume e legno in montagna, “sassi e ciottoli uniti con calce” nel medio e basso Friuli: “questa maniera di costruire, d’altronde di poca solidità, è però l’unica a motivo della mancanza di cotti, che (i contadini) non potrebbero avere se non con grande dispendio”. Risulta invece che i tetti fossero in tegole quasi per tutti (tegole comuni, pianelle), ma dalle fonti notarili del primo Ottocento, scandole e paglia erano ancora diffuse (ivi, p. 115)

Dal legno alla pietra

Nel video di cui sopra, si notino: i tetti di scjandules (tegole in legno), le strutture lignee dei ballatoi degli edifici, i tetti di planelas (tegole piatte in coccio) e infine il passaggio dal legno alla pietra nella costruzione delle case.

“Il legname che più comunemente si usa nei fabbricati per la formazione di solai, coperti, soppante, palchi, palchetti, tramezze, e per lavori da falegname, cioè per formare imposte, persiane, chiassili, serraghe, telai, porte, ecc., si distinguono in:

  • Legno duro o forte (quercia o rovere, faggio, castagno, olmo, frassino comune, platano orientale)
  • Legno resinoso (pino, abete, larice rosso)
  • Legno leggiero (es. pioppo, ontano)”

Testo tratto da: Bagutti, Luigi 1886, Manuale pratico del perito misuratore ad uso dei giovani geometri utile agli imprenditori ed assistenti alle costruzioni, Milano, Giuseppe Galli Editore Libraio, p. 134.




La Cassa Edile ha prodotto per il Museo un Documentario sull’edilizia friulana dal titolo:

A portata di mano.
Volti, luoghi, storie del mestiere.

Realizzato da Nikam Immagine Video, Udine (2014), a cura di Paolo Comuzzi, Andrea Trangoni, Sabrina Tonutti. Il documentario si articola in una serie di video-interviste a lavoratori, imprenditori edili, insegnanti e Direttori di istituti aventi a che fare con l’edilizia friulana. Le tematiche più salienti affrontate sono: la trasmissione del sapere di mestiere ai giovani; come è cambiato il settore edile nel giro di mezzo secolo; l’emigrazione in edilizia; l’evoluzione tecnologica e normativa; storie personali di mestiere; storia delle fornaci; edilizia idraulica; la lavorazione della pietra; il mosaico; la prefabbricazione; tecniche e materiali in edilizia. Oltre alla video-interviste il documentario propone riprese video realizzate ad hoc e una ricca selezione di materiale filmico/fotografico d’archivio.


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